Vista da sinistra: la separazione dei gruppi parlamentari

Ogni proposta politica deve rappresentare qualcuno, per essere vitale. La “sinistra di governo” dovrebbe rappresentare chi investe (emozioni, speranze, lavoro politico …) sul cambiamento sociale verso un futuro più libero

e meno diseguale per tutti, con attenzione ai disagiati. Una decina di anni fa, il PD è nato per rappresentare i progressisti riformatori, ma anche per piacere a chi, in fondo, non se la passava troppo male, il “centrista soddisfatto”. Col passar degli anni, questo “ma anche” ha finito per prevalere, col curioso paradosso che abbiamo finito per essere il partito votato soprattutto nei centri e nei quartieri bene. Nel momento (oggi, 2019) in cui il PD recupera la sua vocazione storica di “partito della sinistra di governo”, si apre una nuova esigenza di rappresentanza per il “centro soddisfatto”. Al di là del gossip, al di là dei piccoli interessi personali, è questo il tema politico che pongono le mosse di Calenda, di Richetti, di Renzi e dei suoi.

Voglio dirlo a voce alta: è una scelta legittima ed anzi apprezzabile per coerenza e chiarezza: visto che la società italiana esprime almeno quattro orientamenti sociali molto differenti, sarebbe futile cercare di costringerla nella camicia di forza di un bipolarismo politico che non esiste nella società. Ma lo scopo della mia riflessione di oggi non è di “dare i voti” a chi ci sta lasciando (che diritto ne avrei?).

Mi interessa invece ragionare dal nostro punto di vista. Tenendo conto delle folle degli “egoisti ingordi” che si riconoscono nella destra (beneducata o salviniana o pseudo fascista che sia), tenendo conto di chi non ci dà più fiducia e si pone nella logica del “vaffa”, tenendo conto degli scoraggiati che non votano più … eh, il prevalere della sola sinistra resterebbe un sogno per i prossimi decenni. Per governare il paese, dovremo governarlo in coalizione. Coalizione coi Cinque Stelle, cercando di far prevalere le istanze costruttive sulla logica del “vaffa”? Certo, ma non basta. Servono anche i “centristi soddisfatti” (a Milano, poi, più che altrove!) e servono i nuovi gruppi parlamentari che stanno per nascere  e ne saranno i rappresentanti.

Perciò io osservo le loro decisioni con serenità e rispetto e faccio loro ancora una volta i migliori auguri di successo. Non lo faccio per affetto o simpatia per Giachetti o Anzaldi o Faraone, tutt’altro. Lo faccio perché il loro agire è politicamente corretto e in ogni caso funzionale al NOSTRO successo, ma soprattutto al buon funzionamento del nostro paese.

Perciò non parliamo di “scissione”, dimentichiamoci pure la parola. Dimentichiamo i piccoli e grandi sgarbi reciproci, i posti dati e occupati e tutte le simili piccinerie. Dimostriamo di essere capaci di una tranquilla separazione consensuale.