Oggi si respira: vorremmo farlo anche domani e dopodomani

Un bel respiro di sollievo, alla cui base stanno, in parti uguali, la storia di buon governo, gruppi dirigenti (dei partiti reali, degli amministratori, del tessuto economico e produttivo) all’altezza.

Un tessuto civile capace di tenere anche in tempi grami e un soggetto di partecipazione civile che lo ha saputo sollecitare e far uscire dal sospetto e dalla indifferenza (come era stato nelle elezioni regionali precedenti).
Viva Bonaccini, insieme alle sue squadre (in Regione e nelle città), viva il Pd che appare punto solido in un magma confuso (cui pure ha dato e continua a dare un contributo!), viva la società emiliano-romagnola.
Ma, senza citare mister Wolf ma tenendolo bene a mente, bisogna vedere cosa non funziona, se si vuole andare avanti e sfruttare fino in fondo la grande occasione di aver messo un fermo alle resistibili avanzate leghiste e della destra.

  1. 5stelle spianati, come era prevedibile da qualche mese. Fenomeno finito? Sul piano delle “sigle” forse sì e comunque non è ciò che interessa, perché rimangono tutte le ragioni per le quali i 5stelle sono nati e sono arrivati oltre il 30%. Pd e Lega stanno risucchiando i loro elettori, una sorta di ritorno a casa ma con cambiamenti: a sinistra del Pd c’è un vuoto, +Europa si conferma essere un piccolo fenomeno giornalistico, Italia Viva celebrerà i suoi fasti di campione dell’opportunismo (assente alle elezioni ma vedrete che sarà ben presente nella agitazione per farle fruttare a proprio presunto vantaggio); a destra scompare Forza Italia e cresce Fratelli d’Italia.
  2. Governo regge, ancora una volta, solo se produce novità politica e programmatica. Pd ci proverà, per Conte è l’unico modo per vivere, il crollo 5stelle non prefigura nulla di buono. Per l’Italia c’è naturalmente da augurarsi che il governo ce la faccia ma occorre ben più di un seminario in un convento. Ad esempio, in quel seminario il Pd non si è accorto di quel che succede nel mondo, dato che nulla di politica estera fa parte dei cinque punti del “rilancio”.
  3. Salvini come Renzi? Ebbene sì, anche lui vittima della stessa tracotanza autocentrata (quelli colti la chiamano hybris) ha fatto di tutto per … perdere, sbagliando clamorosamente la misura, la quantità e la qualità delle sue presenze. Dopo il Papeete estivo, il citofono invernale: gli manca solo un referendum (ci ha pensato la Corte Costituzionale. Nota a margine obbligatoria per le Regioni: il potere di promuovere il referendum riconosciuto dalla Costituzione non significa che lo possano fare per qualsiasi materia, bisogna avere competenza diretta o almeno condivisa su di essa). Detto questo, il problema rimane tutto: non ha torto nel dire che per la prima volta la partita in Emilia Romagna era aperta e – soprattutto – il resto di Italia non è certo come quella splendida Regione: basta guardare la Calabria e soprattutto l’Umbria, che pure ha la stessa storia politica.
  4. Che fare adesso? Vaste programme, avrebbe detto il generale De Gaulle. Guardare senza infingimenti o malposti trionfalismi alle dinamiche politiche della lunga fase in cui ci troviamo; guardare alle incisioni profonde nella società e nel tessuto civile, arato nel profondo dal clima di intolleranza e reciproca ostilità che corre tra la gente; cercare di fare leva sulle tante forme di consistenza (non di resistenza!) civile che ci sono e sono diffuse; ricostruire i fondamenti della cittadinanza (giustizia fiscale, coraggio nello sfidare i luoghi comuni che da destra sono stati purtroppo traslocati a sinistra, come la penosa vicenda del trasporto dell’IVA da un anno con l’altro, per non fare scelte di elementare equilibrio e giustizia, appunto); asciugare i linguaggi e verificarne la portata, per avere strumenti adatti a ripulire e verificare le idee; abbandonare la facile esaltazione di un moderno indimostrato per una più serena, mite e comprensibile idea della contemporaneità che non è progressiva per tutti, anzi.
  5. In altri tempi, contesti e con altre personalità in campo, si sarebbe detto che occorre una profonda riforma intellettuale e morale. Accontentiamoci (si fa per dire) di rispondere alla sollecitazione civile delle Sardine non con generici, stucchevoli, ripetitivi e in fondo vuoti appelli ad aprirsi (autoappelli? E chi mai ha impedito l’iscrizione al Pd o ad altro se non gli stessi partiti che avrebbero dovuto aprirsi?) ma con effettive innovazioni di linea politica e programmatica (un solo esempio: che dire della manfrina sulla autorizzazione aprocede4re per Salvini?).
  6. Il tema di rappresentare tutto questo in forme politiche e in prospettiva di governo locale e generale è gigantesco. Si sprecano già i ragionamenti per non tornare a forme di rappresentanza proporzionale, invocando a gran voce la stabilità e fotografando il risultato emiliano-romagnolo come il grande ritorno del bipolarismo. Eppure, rappresentare società complesse e in crisi appare essere un tema rilevante in tutta Europa. E poi, riflettiamo bene: bipolarismo vorrebbe dire in concreto regalare l’area moderata e conservatrice a Salvini e Meloni, anzi alla sola dialettica tra queste due linee, diverse ma convergenti. Sembra davvero una buona idea?

Il Pd da solo non può pensare di rappresentare un intero mondo politico-culturale che non ha sbocco ma certo non lo immagina nel Pd solo perché è il meno peggio, o perché c’è Annibale alle porte. O forse perché è quanto residua di storie tutte recenti e deludenti? Ma anche su questo prima o poi si dovrà riflettere davvero, se vi sia continuità tra PCI e PD lungo tutta la linea dei successori della Bolognina: intanto fissiamo il punto che così ragionando scompare dalla storia italiana la DC, cioè oltre 50 anni di storia! e di responsabilità politiche, civili e sociali, nel bene e nel male, come per chiunque.