Come il Coronavirus ha infettato la globalizzazione.

Ipse dixit. Lo aveva detto o meglio lo avevano detto. Chi? molti economisti, politici, osservatori,. Tutti tacciati di comunismo, disfattismo e antiprogressismo. Il modello economico globale che si è imposto, con la produzione di beni in Paesi dove la manodopera e le materie prime hanno un costo bassissimo, sotto la pressione del coronavirus, inizia a mostrare le prime crepe.

Per decenni nel calcolo dei costi di produzione ( bassi) si sono volutamente ignorati i costi sociali e ambientali che necessari per produrre i beni .
Costi pagati fino ad oggi dalle popolazioni in cui si è delocalizzato e dal sistema ambientale di quei Paesi. La mancata fornitura di semilavorati o di prodotti finiti sui mercati occidentali a causa della chiusura della Cina sta portando ad una recessione globale. A cui va aggiunta la questione di prodotti di cui alcuni paesi Asiatici sono unici produttori mondiali come i farmaci. Anche in questo settore la Cina fa la parte del leone seguita dall’India . Cosa succederà, cosa che sta già in parte avvenendo, quando la Cina smetterà di esportare farmaci per dare precedenza alla sua guerra contro il coronavirus? E se paesi come l’India dovessero seguirla?
Gli esperti ci ripetono che il coronavirus non è una comune influenza, soprattutto per coloro che hanno già un quadro clinico debole. Possiamo dire che vale anche per il sistema economico. Ci stiamo accorgendo che quello che pensavamo essere un gigante inarrestabile ha i piedi di argilla. L’economia è debole e fragile e troppo influenzata ed influenzabile da fattori emozionali. In questo momento, mentre scrivo, le borse mondiali stanno bruciando miliardi di dollari di capitalizzazione, eppure sono le stesse aziende leader di pochi giorni fa. Un virus sconosciuto al nostro sistema immunitario ha colto i nostri corpi impreparati . Un virus economico sta mostrando le crepe di un sistema che pensavamo perfetto. Dobbiamo cambiare .
Cambiare per sopravvivere.