La Fase 2 sarà lo stress test della politica e dei partiti di maggioranza.

Riusciranno i partiti di governo a gestire la ripartenza e reggere l’urto? Oppure ci si affiderà a un governo tecnico come è accaduto ogni volta che la politica non è stata all’altezza delle decisioni?

La fase 1 è stata quella del contagio, ci ha colto tutti alla sprovvista, ha messo alla prova la tenuta della sanità italiana mostrando luci (sanità pubblica) e ombre (carenza di personale e di mezzi). Sono toccate certo alla politica le decisioni, anche con elementi di confusione e differenza, però guidata dalle indicazioni abbastanza univoche dei medici e dei sanitari e sotto la loro responsabilità a cui la politica si è affidata.

Da diversi giorni è entrata nel dibattito politico e pubblico la fase 2, la ripartenza delle attività in una condizione di post emergenza e caratterizzata dalle decisioni da prendere per le date di calendario ma soprattutto per i forti provvedimenti da adottare.
Si sta acutizzando di nuovo lo scontro politico che aveva caratterizzato il periodo pre-Covid, tra centrodestra e forze di governo e tra i partiti che sostengono la maggioranza.

Ovviamente si spera che tutto possa andare bene, ma è ragionevole immaginare che alcuni elementi potrebbero complicare le cose.

  • La difficoltà di sostegno alle famiglie e alle persone che hanno perso reddito e oggi sono in affanno, con il rischio di tensioni sociali.
  • Il debito pubblico (oggi a 2.470 miliardi) che crescerà inevitabilmente e condizionerà la spesa pubblica a cui si aggiungeranno gli oneri straordinari post emergenza.
  • L’aiuto economico che arriverà attraverso l’Europa e che sarà a carico di tutti i Paesi dell’euro avrà certamente delle regole di spesa e delle condizionalità. Quali saranno le regole del Programma Sure da 100 miliardicontro la disoccupazione. La BCE comprerà certo titoli pubblici e privati ma che dovranno essere rimborsati in futuro (da qui alla fine dell’anno la Bce comprerà 220 miliardi di titoli italiani, tra Btp, obbligazioni private e altri titoli). Come reggeranno imprese e famiglie pure in presenza dello ammorbidimento della BCE sui crediti deteriorati in pancia alle banche (secondo Banca Italia sono circa 300 miliardi, 2/3 a carico delle imprese e 1/3 delle famiglie e la previsione di sofferenze nette non recuperabili a fine 2019 era di 81 miliardi).
  • Il rapporto fra debito pubblico e Pil nel 2019 al 135% salirà ancora e potrebbe esserci la necessità di una imposizione straordinaria tra qualche mese (anche se la ricchezza privata è di 5,5 volte il debito ma nelle mani di poche persone).
  • I Comuni potrebbero entrare in difficoltà per le minori entrate conseguenti alla diminuzione del reddito dei propri cittadini (le date di raccolta sono giugno e dicembre).

Le scelte metteranno a dura prova la tenuta del Governo e della maggioranza, perché oltre alla gestione delle risorse ci saranno le scelte di indirizzo nei diversi settori dell’economia e le regole da adottare tra pochi giorni (scuole, trasporti, sanità).
Riusciranno i partiti di governo a gestire la ripartenza e reggere l’urto?
Oppure ci si affiderà a un governo tecnico come è accaduto ogni volta che la politica non è stata all’altezza delle decisioni? Già oggi il fiorire di commissari e comitati di tecnici, la babele tra regioni e governo centrale, lo scontro sul MES non sono un buon presagio.