Anziani VS Fase 2

Ripartire, riaprire, coi giusti tempi ma anche con le giuste priorità

Chi più chi meno, tutti ci siamo posti delle domande ascoltando la conferenza stampa di ieri sera del Presidente del Consiglio; giustamente ho letto molti commenti riguardanti la mancanza di misure di supporto alle famiglie con bambini, ma, a mio parere, un altro elemento dovrebbe essere tenuto in grandissima considerazione: come e quando usciranno da tutto questo i nostri anziani?

Perché è sacrosanto e di capitale importanza preservare la salute fisica, ma non ci si può dimenticare che questa è legata a doppio filo al benessere psicologico ed in generale della persona. Per questo è necessario pensare a delle nuove strategie per le tante attività che proprio di questo si occupano: realtà associative, parrocchie, centri comunali e via dicendo… non possiamo pensare che le conseguenze di una chiusura ulteriormente prolungata siano accettabili, tanto più che non possiamo sapere per quanto ancora le misure di distanziamento sociale e contenimento degli spostamenti saranno necessarie.

Partendo dalle persone senza particolari patologie, che a casa, oltre a deprimersi e ad aver interrotto tutte le attività in cui erano impegnate, spesso nel sociale o in supporto alle famiglie, non sempre hanno la possibilità di esercitare un’adeguata attività muscolare, fondamentale per mantenersi in salute; fino ad arrivare a chi sta lottando con le diverse fasi della demenza senile o dell’Alzheimer e che ha inevitabilmente viste interrotte tutte quelle attività di socialità e di esercizio mentale che costituiscono l’unica cura per queste malattie.

I centri attendono di riaprire, non sarà possibile farlo subito o a breve, ma possiamo pensare fin d’ora a dei piani di sanificazione mirati e alla distribuzione dei necessari dispositivi di protezione (valutando anche i nuovi prototipi di mascherine che permettono la lettura del labiale), oltre alla riorganizzazione delle attività.

Potrebbe essere utile anche pensare di incrementare il numero di volontari e di professionisti coinvolti nelle attività ricreative per la terza età, in modo da poter organizzare gruppi più piccoli: così facendo si migliorerebbe la comunicazione, pur resa spesso più complicata dall’uso della mascherina, continuando a garantire il distanziamento sociale. Per alcuni, che lo sentono più nelle proprie corde, potrebbe essere utile pensare anche alla distribuzione di dispositivi informatici ed all’organizzazione di corsi, anche molto basilari, di informatica da remoto, in modo da dare la possibilità di far ripartire in una prima fase i gruppi di socialità di riferimento.

Non ci sono soluzione facili ed immediate, ma il punto fermo è che da subito va ripensata e riorganizzata la socialità soprattutto per le fasce più deboli, senza lasciare indietro nessuno.