Lettera dal futuro e dall’altra parte del mondo

Contropiede è venuto in possesso di uno straordinario documento: il discorso che Evo Morales pronuncerà a novembre all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dopo essere stato rieletto per la quarta volta Presidente della Bolivia: “Il mio nome è Evo Morales, ho sessant’anni e vengo dalla Bolivia. Parlo per conto del mio popolo,

che mi ha appena rieletto alla presidenza. Per la prima volta nella storia, un “indio” Aymara governa il paese. Quando avevo vent’anni non ci fu più lavoro nelle miniere sull’altipiano e, per sopravvivere, con tutti i miei abbiamo dovuto migrare poverissimi nella pianura dell’Amazzonia e ci siamo messi a coltivare coca.

Sì, avete capito bene, coltivavamo coca e sapevamo benissimo che in parte la si consuma non concentrata, qui in Bolivia, come voi prendete un caffè forte – ma in parte affaristi senza scrupoli la concentrano e la portano negli Stati Uniti in forma di cocaina. Naturalmente, i campi di coca distruggono la foresta – ma sono stati anche l’unica risorsa che avevamo per non patire la fame. Più tardi, da Presidente, ho dovuto decidere se costruire strade e nuovi impianti per l’estrazione del gas naturale.  Ho nazionalizzato i profitti, mi sono scontrato col mondo, ma ho potuto creare un’assistenza sanitaria per tutti e cancellare l’analfabetismo.

Mi dite che abbiamo fortemente intaccato la foresta. Credete che non siano state decisioni dolorose? Noi amiamo la nostra terra, la nostra foresta e vorremmo lasciarla intatta ai nostri nipoti. Ma non ci saranno nipoti di noi “indios”, se i nostri figli moriranno di stenti.

Nel 2078 avrei 120 anni, sarò morto, ma i miei figli sapranno cosa rispondere ai tuoi, gentile Greta Thunberg. Il vero cambiamento deve arrivare, arriverà, anch’io ne sono certo, ma il suo costo non può essere ancora una volta rovesciato sui poveri del mondo. Piuttosto che inveire, mettendoci tutti sullo stesso piano, unisciti a noi, a Rigoberta Menchu, alle lotte dei brasiliani come il povero Chico Mendes ucciso e non vendicato. Combattiamo insieme.

Fin dal 2009 a Copenhagen noi boliviani abbiamo chiesto di finanziare la lotta ai cambiamenti climatici con una tassa sulle transazioni finanziarie. Nessuno mi ha sostenuto, e non mi sono sorpreso. “Il peggior nemico dell’umanità è il capitalismo statunitense. È esso che provoca sollevazioni come la nostra, una ribellione contro un sistema, contro un modello neoliberale, che è la rappresentazione di un capitalismo selvaggio. Se il mondo intero non riconosce questa realtà, che gli stati nazionali non si occupano nemmeno in misura minima di provvedere a salute, istruzione e nutrimento, allora ogni giorno i più fondamentali diritti umani sono violati».