Classe dirigente? La Politica ha il fiato corto.

Articolo di Augusto Castagna, una riflessione su un tema di grande attualità nel momento in cui le classi dirigenti sono chiamate a decisioni importanti.

Ho sempre preferito chiamare distanziamento fisico il comportamento indicato dal provvedimento emanato per contrastare il coronavirus.
Il distanziamento sociale, secondo me, è da tempo in atto nella nostra società ed è prodotto da un altro “virus”, quello della diseguaglianza economica e sociale: i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.

Agli scienziati e ricercatori il compito di trovare il vaccino per debellare il covid-19. A chi compete trovare il “vaccino” per contrastare la diseguaglianza? Alla classe dirigente del Paese: alla Politica e alle Istituzioni democratiche in primo luogo e con esse tutti i soggetti che anno ruoli essenziali per lo svolgimento ordinato della nostra vita.

Mi limito ad un esempio. Il tessuto democratico costituito dalle associazioni che organizzano e rappresentano varie componenti sociali: le organizzazioni sindacali dei lavoratori, le associazioni dei commercianti, degli industriali, degli agricoltori, della cooperazione. Questi, considerati anche i rappresentanti dei corpi intermedi, hanno esercitato ruoli importanti quando hanno saputo coniugare gli interessi delle rispettive categorie con gli interessi del Paese, il bene delle singole categorie con il bene comune. Questa capacità si è persa nel corso degli anni. Si è, quindi, determinato uno scollamento tra la Politica e i corpi intermedi.

La politica ne è la maggiore responsabile. La Politica dal fiato corto, dalla incapacità di guardare almeno al dopo domani ha ridotto notevolmente il ruolo che ad essa compete: indicare scelte strategiche e obiettivi di politica economica e sociale da realizzare, capaci di diventare punti di riferimento per tutte le componenti della società. Ogni soggetto ha il diritto e il dovere di esercitare il proprio ruolo salvaguardando la sua autonomia avendo però chiari gli indirizzi e gli obbiettivi per i quali deve concorrere svolgendo la sua funzione per il bene della categoria e per il bene del Paese. La debolezza della politica e lo scollamento di essa con i corpi intermedi hanno favorito una frantumazione della società, e alimentato un diffuso corporativismo. Si nota spesso nelle categorie un ripiegamento su se stessi molto pericoloso, vanno consolidandosi comportamenti egoistici, individualistici, si ampliano spazi per la criminalità organizzata, cresce l’evasione fiscale.

A me pare che la nostra società sia fuori controllo. In questi mesi di epidemia i limiti richiamati mi sono apparsi ancora più evidenti: tutti chiedono risorse dallo Stato, tante e subito, in parte sono richieste comprensibili ma a volte ho la sensazione che ci sia anche la voglia dell’arraffare, del cogliere l’occasione per nuove furbizie.

Per concludere penso che scontiamo una forte carenza (per essere diplomatico), di una classe dirigente nazionale.

E’ assolutamente urgente e necessario che la Politica, in tutte le sue componenti, recuperi una capacità di studio, di analisi, di elaborazione, una capacità progettuale avvalendosi delle conoscenze e delle competenze diffuse nelle università, degli intellettuali e della cultura, delle diffuse risorse del Paese. La Politica deve recuperare la capacità di ascoltare e fare la sintesi nella quale le forze migliori possono ritrovarsi. Solo se la Politica compie questo percorso può recuperare prestigio e autorevolezza. Componenti essenziali per diventare il pilastro sul quale poggiare quella classe dirigente che il Paese meriterebbe. Senza la quale il “virus” della diseguaglianza continuerebbe ad avere buon gioco.

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