Mobilità (sostenibile?) L’atmosfera nel PD e dintorni: non bene

Sostenibile? Forse. Ma “di buone intenzioni è lastricata la via per l’inferno”, si sa. Entro “Scriviamo un nuovo futuro”, grande assemblea virtuale PD di sabato scorso, c’era il tavolo “Mobilità sostenibile”.

L’impostazione è stata molto corretta: dobbiamo combattere e convivere con la pandemia, ma non trascuriamo i vecchi nemici, la congestione e l’inquinamento. Dopo l’introduzione, ha parlato la ministra De Michelis, purtroppo ho perso parecchio per miei problemi di connessione (capita). Comincia poi la serie degli esperti (i famosi “cinque minuti per uno”) e, verso il finale, alcuni interventi dal pubblico.

Ho ascoltato con interesse, gli “esperti” lo erano per davvero e hanno portato anche qualche accento inconsueto. Mi è piaciuta ad esempio la sottolineatura del tema dei movimenti per e dalle scuole, gli accenni sui costi delle esternalità negative da traffico ma soprattutto la proposta, insieme rivoluzionaria e ragionevolissima, di limitare a 20 km ora la velocità in tutta la città. Applicata con rigore, consentirebbe la convivenza quasi generale, nella stessa sede stradale, di auto e bus con la mobilità dolce (bici e simili). Sulla mobilità dolce si è detto molto, io tacevo e approvavo: una parte importante degli spostamenti sono a corto raggio e quella è la risposta giusta.

Ad un certo punto qualcosa mi ha distratto, una specie di “pensiero laterale”. Era la storia della signora Maura. Fra i quaranta e i cinquanta, marito immigrato regolare, due figli adolescenti. Fa otto ore la settimana come colf in casa di una coppia di amici in Casoretto, contratto ufficiale regolare, più altre ore qua e là. Sfrattata dalla forza pubblica, ha avuto la fortuna di trovare un affitto a Rozzano, grazie ad un benemerito ente religioso (del Comune, mi taccio …). Lasciare il lavoro a Casoretto, proprio non se lo può permettere.  Poi mi è venuto in mente che il mio amico Luciano, ieri, era abbastanza soddisfatto: ha preso M1 ed M3 per andare da casa sua a Villa San Giovanni fin dal dentista in corso Lodi e le ha trovate ancora poco usate. Chissà come andrà la settimana prossima.

Divagando, ho visto l’immagine della mia vicina Aurelia: ha dieci anni meno di me e per qualche anno lavorerà ancora come segretaria allo studio di commercialista in Torre Velasca. E ho ricordato anche il mio amico Guglielmo, che, con la sua ditta individuale, importa lubrificanti specialissimi e fa poi “assistenza clienti” in città e provincia. E, pensate un po’, Paolo Razzano, che tutti i giorni viene da Magenta a lavorare al PD Milano e, a giorni alterni, maledice Trenord.

A questo punto, ho capito cosa mi distraesse: di queste storie reali, concretissime, nella discussione non sentivo traccia. E, del resto, come possiamo pretendere che siano la prima preoccupazione di un esperto (serio e di buone intenzioni, intendiamoci!) che vive calcolando i costi delle esternalità negative della congestione?

Uno o due giorni dopo, si è acceso (e subito spento) un dibattito nella chat “Comitato Zingaretti Milano”, frequentatissimo e vivacissimo gruppo wapp della sinistra milanese. Le ragioni di Maura e degli altri (che di persona non c’erano) sono state subito soffocate dalla prevalenza di altre voci che, ad esempio, lamentavano (giustamente) il disagio della situazione pre-COVID in corso Buenos Aires. Anche questa volta, mi è parso futile intervenire, però qualche domanda ho cominciato a farmela.

Ad esempio: perché di tutti i tavoli, abbiamo sentito il bisogno di chiamare “sostenibile” solo quello sulla mobilità? Perché non “economia e finanza sostenibile”? perché non c’era “pianificazione territoriale sostenibile”? non è che riduciamo tutto il problema a comportamenti individuali più o meno virtuosi (atteggiamenti simili a “il contagio è colpa dei runner”)? Intendiamoci: che mio figlio da via Costa vada al lavoro in Moscova a piedi è buona e lodevole cosa, ma non è colpa di Maura se lei non può fare lo stesso.

E di qui discende un’altra domanda: perché non sento fra noi nessuna partecipazione emotiva ai problemi dei pendolari (900.000 in, 400.000 out, credo), di Maura, degli abitanti delle periferie? Sì, ho detto “periferie”, vorrei che non avessimo paura delle parole. E, del resto, anche Milano Due, in senso etimologico, è periferia: se, come soluzione per venire in centro, a quei cittadini proponessimo la “mobilità dolce”, sarebbe sbagliato come per Maura.

Maura e gli altri tutto questo lo sentono. Dubito fortemente che voteranno per riconfermare la nostra Giunta, la mobilità dei nostri assessori, l’”urbanistica tattica”, ecc., ecc., perché mai dovrebbero farlo? Ci stiamo preparando un’altra carta elettorale fatta di puntini rossi al centro e cinture verdi e blu. Sono molto preoccupato, non sono sicuro che manterremo il Comune nel 2021, e mi dispiace. Ma non è questo il peggio: prima di Pisapia siamo stati all’opposizione 17 anni, me ne farò una ragione.

La cosa che più mi spiace è che questa “sinistra” non ha più empatia per i meno fortunati, in buona fede non riesce ad immaginarsi i loro problemi, le loro difficoltà, a “calarsi nei loro abiti”. Preferivo l’ingenuità del La Pira “amico dei poveri” e la sinistra amichevole, solidale, fatta di “compagni”, che ho conosciuto in passato.

Le mie soluzioni? Ve le scrivo la prossima volta.