Assistenti civici cioè i predicatori peripatetici

Non si capisce bene ma pare che si sceglieranno 60.000 persone per fare gli assistenti civici. L’idea è nata nella testa del ministro Boccia, che finora aveva svolto i suoi compiti con saggio equilibrio,

ma si sa, nessuno è perfetto, non poteva durare.

Il loro compito sarebbe quello di “aiutare le autorità locali a gestire la “Fase 2” dell’emergenza coronavirus. Tra le altre cose, per esempio, gli “assistenti civici” informeranno le persone delle regole da rispettare per evitare una maggiore diffusione del coronavirus e potranno chiamare la polizia municipale quando lo riterranno necessario” (cit. Il Post). Il primo compito è indeterminato, il secondo richiede l’assenso del cittadino da informare, il terzo lo può già fare ciascuno di noi, se vuole.

Saranno volontari, non riceveranno compenso, lavoreranno 16 ore a settimana (chi deciderà quando?) e la ricerca è rivolta a pensionati, inoccupati, cassintegrati e redditi di cittadinanza. Perché proprio loro? Se fosse un lavoro, applaudirei ma è volontariato.

Ma chi sarà entusiasta di presentarsi ad un compito che, almeno in parte, verrà ripagato di male parole, se va bene? Temo che sarà un tipo ben noto di persona, quelli che amano predicare ciò che è giusto, secondo loro, agli altri. Quelli che puntualizzano e battibeccano nelle assemblee di condominio. Quelli che telefonavano alla polizia se al piano di sopra c’era una festa di compleanno. Quest’anno fotografano i bambini che giocano insieme al parco, vanno dal sindaco del paesino a denunciare chi è andato in seconda casa, sermoneggiano i runner. In sintesi, gli scassamarroni. Confesso di avere un’invincibile antipatia per quel tipo umano.

Credo di essere consapevole della situazione sanitaria e ben deciso a rispettare le disposizioni. Ma ho anche un forte senso della mia personale libertà: libertà di non essere infastidito dai seccatori. Se uno sfortunato “assistente” decidesse di attaccare bottone con me, gli chiederei subito, visto che non ci conosciamo, chi gli ha dato il permesso di abusare del mio tempo. Se poi insiste, chiamerei io la polizia (non quella locale, quella di stato) chiedendo di far cessare le molestie.

Qualcuno chiede perché me la prendo per una cosa che, in fondo, è poco importante. A me disturba, perché è espressione di un atteggiamento, quello che riconduce tutte le negatività a colpe di qualcun altro (sempre rigorosamente diverso da noi stessi), da reprimere o almeno sermoneggiare, e quindi distoglie dall’affrontare con serietà le cause vere dei problemi, che di solito non sono semplici, richiedono studio, tempo, buona volontà e determinazione.

A cosa possono servire gli “assistenti”? Qualche effetto positivo possono averlo. Se li mandiamo a passeggiare con una veste ben riconoscibile, direi fosforescente, aiuteranno a ricordare a tutti noi l’esistenza delle regole, un po’ come da bambini i vigili urbani che giravano per i parchi, visti da lontano, ci inducevano a smettere di giocare al pallone nei prati. E, ammettiamolo, può essere che qualcuno si accorga di non essere in regola, per distrazione o superficialità, e cominci a fare quel che si deve.

Ovviamente, i predicatori non servono a nulla verso la minoranza di bulli arroganti, che pure esiste. Meno popolare, ma più sensato, sarebbe stato, ministro Boccia, potenziare selettivamente la capacità di reprimere (non mi dilungo sul come).