Recovery Fund e Green Deal: Milano chieda i fondi europei per la sesta linea della metropolitana

Se ne parla da anni, sono stati immaginati diversi percorsi possibili. Tuttavia la M6, che coprirebbe alcuni quartieri di Milano dove il trasporto pubblico è ancora carente, non si è fatta per mancanza di fondi. Ma oggi queste risorse possono arrivare dall’Europa.

Le proposte della Commissione Europea sul Green Deal e, soprattutto, sul Recovery Fund, mettono la sostenibilità al centro degli investimenti che potranno essere attuati con i nuovi fondi a disposizione degli Stati membri.  La battaglia per la solidarietà europea non è ancora vinta, ma se questa alla fine sarà la strategia dell’Unione Europea, Milano deve muoversi subito con una proposta forte: un grande investimento per una infrastruttura pubblica capace di ridurre il traffico veicolare e quindi le emissioni in città, la sesta linea della metropolitana.

La linea 6 è già prevista nel PUMS (Piano urbano mobilità sostenibile) approvato dal Consiglio Comunale un paio di anni fa e sarebbe probabilmente l’ultima linea metropolitana radiale necessaria per Milano. Andrebbe così a raggiungere alcuni bacini di popolazione attualmente scoperti dal trasporto pubblico veloce: dovrebbe collegare il Nord-Ovest con il Sud-Est di Milano, passando per il centro della città, arrivando a Ponte Lambro o al Vigentino – Ripamonti. Nonostante si ragioni sul progetto della M6 da molti anni, è stata subordinata alla realizzazione della M4 e, più recentemente, alla scelta di prolungare le linee metropolitane esistenti verso l’area metropolitana, soprattutto a causa degli altissimi costi di realizzazione.

Si sono formulate, nel corso del tempo, varie ipotesi sul possibile percorso della M6: collegare il Sempione con via Mecenate o il Vigentino e via Ripamonti: insomma i quadranti della città ancora non serviti dalla metropolitana.

Il progetto di base delineato dal PUMS prevede un percorso da  Certosa – Rho fiera – Stephenson e sotto l’asse del Sempione, con direzione Noverasco o Ponte Lambro. “La rosa”, dopo avere intersecato Domodossola FN-M5, scenderebbe verso il nodo di Cadorna e poi avrebbe la possibilità di interscambiarsi a Missori con la M3 oppure con la M2 a Porta Genova, per poi passare dalla fermata della futura “circle-line” a Tibaldi e, infine, avrebbe due alternative: proseguire fino a Noverasco lungo via Ripamonti oppure fino a Ponte Lambro incrociando la M3 a Rogoredo. In questo modo verrebbero coperte l’area Quarto Oggiaro-Certosa-Sempione a nord ovest e quella del municipio 5 a sud che attualmente risultano del tutto prive di fermate della metropolitana (in tutto il Municipio 5, tra i più estesi di Milano, al momento c’è sola una fermata della metro: Abbiategrasso).

Un’altra idea potrebbe essere quella di sbinare il ramo Ovest della M1 che porta a Bisceglie (e in futuro a Baggio) da Pagano, dove proseguirebbe verso Corso Sempione, fermandosi a Cadorna, per poi prevedere una stazione in zona piazza Affari, proseguire verso Missori dove si incrocia la M3 e, svoltando in Corso Italia, inserire le stazioni a Porta Lodovica – Bocconi, Tibaldi e giù per via Ripamonti con le fermate Scalo Romana, Solaroli, Vigentino, Fatima o Val di Sole, Salvenasco, Macconago, Quintosole e Noverasco.

Sui possibili progetti e alternative siano i tecnici a individuare il percorso migliore per garantire adeguati flussi di utenza e un forte alleggerimento del traffico automobilistico in superficie, ma sulla volontà amministrativa di riaprire la stagione degli investimenti sul trasporto pubblico serve uno scatto in avanti della politica milanese: le risorse, fino a ieri elemento critico, possono arrivare da Bruxelles. Milano ha bisogno della M6, è arrivato il momento di progettarla e costruirla.

1 thought on “Recovery Fund e Green Deal: Milano chieda i fondi europei per la sesta linea della metropolitana

Comments are closed.