Conte candidato al Senato: ma non è già a capo del Governo?

SI parla di una candidatura di Conte in un collegio del Senato per cui si voterà in novembre: ma se sono già laureato, perché devo fare l’esame di maturità? Mentre gli interrogativi politici seri si concentrano su come utilizzare l’ondata di fondi che sta arrivando dalla UE – tra quelli veri e pronti che molti…non vogliono! …

quelli veri e pronti in un paio di mesi (SURE), quelli veri ma poco pronti (Recovery Fund), quelli veri ma a lunga scadenza (BCE per acquisto titoli di Stato); mentre cresce la preoccupazione per riuscire a spenderli bene e il sospetto viene ascoltando conferenze stampa un po’ fumose e annunci rituali di Stati generali; mentre il chiacchiericcio si appassiona alla crisi del governo sempre annunciata ma da tutti temuta; ecco che compare la notizia che a novembre ci sarà una elezione sfalsata in un collegio senatoriale in Sardegna e a questo potrebbe concorrere Giuseppe Conte, che così rafforzerebbe il suo peso e il suo ruolo per l’oggi e per il domani.

Il primo impulso è uno sbadiglio di noia: con tanti problemi reali, a che serve questo diversivo? Il secondo impulso è scaramantico: avete presente i guai di Monti quando si presentò alle elezioni? Il terzo è una riflessione (finalmente, si dirà):

  1. Conte è il Presidente del Consiglio, cosa si possa avere/essere di più non appare particolarmente evidente, una volta scartati Presidente della Repubblica (posto egregiamente occupato), Papa (altrettanto egregiamente, a tacere della vocazione e dei titoli) e commissario tecnico della nazionale (idem come sopra).
  2. Da adesso e per almeno un anno il governo deve soltanto definire un progetto strategico di ricostruzione del Paese, utilizzare al meglio 172 miliardi di euro da NON disperdere in bonus, voucher e contributi per monopattini e biciclette, assicurare a tutti – dai cittadini italiani a quelli di tutta Europa – che siamo capaci di fare questo, altro che le garanzie! E non sembra rimanere molto tempo per campagne elettorali da candidato.
  3. E’ vero, naturalmente, che la coalizione è debole, con divisioni non banali, con soggetti fragili anche se per ragioni molto diverse: ma non se ne esce con la elezione del “primo” bensì mettendo in  campo  idee, determinazione, limpidezza, competenza.

Insomma, queste “anticipazioni” giornalistiche sembrano essere atipici sondaggi di opinione o tentativi di costringere (in questo caso sia Conte che i partiti che lo sostengono al governo) ad uscire dalla tana. Strumenti di distrazione di massa.

Ma poi, a vedere bene, il bello delle elezioni, diceva tra gli altri Marylin Monroe, è che non sai mai come vanno a finire: e se non venisse eletto?