Statue, strade e Montanelli

Montanelli per molti (soprattutto giovani) è stato soltanto un grande giornalista. Per altri, lo squallido schiavista che si comprò una bambina negli anni ’30. Per me, nato nel 1950, i ricordi sono più precisi ed estesi nel tempo.

Non approfondisco la vicenda in Etiopia durante la guerra d’aggressione fascista: già ne parlano tutti. Invece raccolgo insieme tre storie che mi sembrano dimenticate.

1958: la senatrice socialista Lina Merlin portò all’approvazione la legge che vietava le c.d. “case di tolleranza” – “È bastato in Italia un colpo di piccone alle case chiuse per far crollare l’intero edificio, basato su tre fondamentali puntelli: la Fede cattolica, la Patria e la Famiglia. Perché era nei cosiddetti postriboli che queste tre istituzioni trovavano la loro più sicura garanzia”. Così scriveva Indro Montanelli in “Addio Wanda”, pubblicato nel 1958 in opposizione alla legge Merlin (dall’archivio del Corriere, 20.02.2018).

1963: una frana nell’invaso del Vajont, nel bellunese causa uno spaventoso tracimamento della diga. 1917 morti.  “Certo è che Indro Montanelli, spalleggiato da Giorgio Bocca, diede alla giornalista dell’Unità Tina Merlin , che denunciava le colpe umane nel disastro del Vajont della “sciacalla” (è la giornalista ritratta in foto). Montanelli scriveva allora sulla Domenica del Corriere. Ne fece ammenda due volte, nel 1997 e nel 1998, dalla sua Stanza, la rubrica di lettere sul Corriere, confessando però due colpe gravi: di essere arrivato sul posto senza sapere niente della diga e di aver preso una posizione totalmente ideologica a favore dell’azienda responsabile, la Sade, soltanto perché contrario alla nazionalizzazione dell’energia elettrica” (dall’archivio del Corriere, 18.02.2016). E ancora: aizzare gli uni contro gli altri gli scampati a quell’immane disastro nel momento in cui era necessario unirci tutti per salvare il salvabile (e farlo per portare fascine alla campagna contro l’impresa privata, che poi abbiamo visto che bella roba ha fruttato), era da sciacalli (Montanelli, 2000 – www.leoneg). Come è andata a finire? Dopo infiniti processi i tecnici e dirigenti imputati vennero alla fine condannati (seppure solo parzialmente).

1995 (già, 1995!): Angelo Del Boca, storico del colonialismo italiano afferma in un libro l’uso da parte italiana di armi chimiche contro gli etiopici. Montanelli nega che ciò sia vero, ma viene clamorosamente sbugiardato da Del Boca, usando documenti militari italiani, poi anche dal gen. Corcione, capo di Stato Maggiore.

Qualcuno dice: ma nei nomi di via celebriamo infiniti delinquenti, La Marmora bombardò e saccheggiò Genova, Cialdini massacrò meridionali incolpevoli nel beneventano, Luigi Cadorna faceva sparare nella schiena a chi non voleva morire nelle trincee – eppure nessuno si sogna di strappare le loro targhe. Vero, verissimo. Ma questi massacri avvennero ben prima che io nascessi. Le vigliaccherie di Montanelli per me, invece, sono ricordi personali, e ancora mi danno una fredda rabbia.

A qualche esponente del mio partito che ha parlato del fatto senza sapere niente e senza capire niente, dico soltanto: hai perso una buona occasione di tacere.

1 thought on “Statue, strade e Montanelli

  1. Carissimo
    Timidamente rispondo al tuo intervento su Montanelli, come spesso ho avuto modo di sottolineare, non prenderla per favore come una ruffianata sai che non ne sono capace, hai avuto ragione a circoscriverne la critica dal punto di vista politico a Montanelli, quello che scrivi lo condivido in pieno ed è in effetti quello che conta è ciò che Montanelli ha rappresentato nelle vicende politiche del nostro paese.
    Montanelli viene rappresentato come un uomo dal pensiero libero, insofferente nei confronti di chi lo voleva al suo servizio. Ne ho un ritratto di tutt’altra natura da Enzo Bettiza, cugino di mia moglie, lo riteneva un arrivista senza scrupoli, pronto a vendersi la madre se il prezzo era conveniente. Ma a quanto pare anche questo non conta nel giudizio finale.
    Ciò detto, non condivido per buona parte l’articolo su la Voce Metropolitana di Nadira Haraigue, membro del PD, non chiamateli errori: erano crimini” riferiti appunto alla vicenda di Montanelli e della sua “moglie bambina” comprata.
    Nel 1978 lavoravo in Libia, più precisamente nella provincia di Seba al confine col Ciad, in un progetto di antidesertificazione del Sahra avviato dal governo libico. Bastava riportare in superficie una vena d’acqua e lì, come per miracolo, diventava un magnifico campo come quelli della pianura padana, entrandovi le temperature scendevano di 10-15 gradi e vi crescevano persino e betulle.
    Il mio lavoro, in quel progetto, consisteva in rilievi topografici e geologici, avevo come assistenti una decina di operatori tutti ragazzi di colore provenienti dal vicino Ciad. Con loro ebbi un rapporto molto amichevole, devo dire che con gli altri tecnici italiani, tedeschi e inglesi non ebbero lo stesso rapporto, forse la mia formazione di cattolico di sinistra mi aiutò.
    La sera dopo la mensa venivano a trovarmi nel mio bungalow, chiedevo del loro mondo perché mi incuriosiva, scoprii così che molte delle madri di alcuni ragazzi erano molto giovani, facendo due conti, li avevano avuti a quattordici, quindici anni. Henry, nome francesizzato di un ragazzo di grande intelligenza e sensibilità, laureato in ingegneria, davanti alle mie osservazioni da cattolico e occidentale, cercava di spiegarmi che una volta, e ancora in molte delle comunità arcaiche del Ciad, come in altre aree dell’Africa, persisteva l’usanza di considerare le donne appena in età fertile pronte per il matrimonio. I pretendenti le dovevano comprare per risarcire la famiglia, nel tempo era divenuta una formalità ma, in passato, era una questione economica.
    Cercava di farmi capire cose che non riuscivo ad accettare; ma mi fece presente che ai primi del novecento l’aspettativa di vita di quelle popolazioni era di 19,5 anni.
    Con quale supponenza possiamo sentenziare che quelle consuetudini siano crimini, se di crimini si tratta erano e, purtroppo, sono ancora compiuti in modo sistematico dalle popolazioni locali, perché allora chi si scaglia nei confronti di chi ne ha certamente abusato, quasi novantanni fa, il giovane Montanelli ?

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