Nessun problema del PD può essere risolto dai moderati e dai liberali

Hanno stupito e fatto discutere le parole del sindaco di Bergamo Giorgio Gori rispetto alla necessità di un cambio di leadership del Partito Democratico. Ma se il PD ha dei problemi, le soluzioni non vengono da liberali e moderati.

Lo stupore per le parole di Gori non deriva dal prendere atto di sensibilità politiche diverse dentro al PD, perché questa coesistenza è un dato di fatto da molto tempo. Anzi, sensibilità politiche diverse possono e devono esprimere candidature e piattaforme politiche diverse e alternative.

Quello che stupisce, anche se forse non dovrebbe, è lo schiacciamento sul presente di tutto il dibattito politico e, ormai, anche del dibattito nel PD. I tempi della politica sono sempre più brevi, ma non dovrebbe essere così: il cambiamento va costruito, radicato, organizzato. Le idee hanno lunghe maturazioni. Perfino l’amministrazione e il governo richiedono tempi lunghi per realizzare progetti e riforme (a volte troppo lunghi, ma ne parliamo un’altra volta). Eppure la politica continua a inseguire la curva del presente, schiacciando tutto dentro ad un continuo frullatore.

Facciamo un passo indietro. Nicola Zingaretti diventa segretario del Partito Democratico il 3 marzo del 2019 (poco più di un anno fa) con il 66% dei voti e con un mandato di quattro anni. Raccoglie un partito distrutto (i sondaggi in quel periodo lo davano in caduta libera, sotto al 16%), reduce dalla più catastrofica sconfitta elettorale della storia della sinistra italiana e con tutte le macerie lasciate da Matteo Renzi. Zingaretti si ritrova a dover riallacciare i legami perduti con la comunità degli iscritti, con i corpi intermedi, con la società civile. Alle Elezioni Europee il PD inverte la tendenza e risale oltre il 22%. Pochi mesi dopo, tutta la strategia di opposizione viene stravolta dalla caduta del governo gialloverde e dalla formazione di un esecutivo con i rivali del M5S, uno shock per migliaia di militanti. Nonostante le enormi difficoltà, viene varata una manovra economica in controtendenza con quelle lacrime e sangue del passato e, sopratutto, in antitesi rispetto al dogmatismo dell’austerità. Pochi mesi ancora e siamo nella più grave crisi mondiale dalla fine del 1945. Ora alle porte abbiamo una pesante recessione, la perdita di posti di lavoro e la necessità di tenere in piedi e, possibilmente, estendere tutele sociali e diritti per le persone. Tutto questo con la destra alla finestra, pronta ad approfittare dei passi falsi del Governo.

Nessuno contesta a Giorgio Gori la rivendicazione di una piattaforma politica alternativa a quella dell’attuale segretario. Però un bilancio di questa leadership è prematuro e ingiusto trarlo in questo momento. E le esigenze a cui andranno incontro le persone nei prossimi mesi non si rispecchino affatto nella piattaforma politica moderata e liberale che dovrebbe sostenere una leadership del PD alternativa all’attuale. In Italia, mentre conduciamo (e forse per la prima volta vinciamo!) una battaglia per la solidarietà europea, servirà un Partito Democratico schierato dalla parte dei diritti sociali, della redistribuzione, della tutela delle persone, per un nuovo welfare inclusivo.

Per questo bisogna chiedere a Nicola Zingaretti di andare avanti, su questa strada. Con più coraggio e con più protagonismo, se necessario. Con scelte comunicative più efficaci, forse. Ma con in testa queste priorità, non altre.

1 thought on “Nessun problema del PD può essere risolto dai moderati e dai liberali

  1. Sono d’accordissimo! Chiedere conto di una stagione di rinnovamento dopo solo un anno – durante il quale sono successe più cose che nei 5 anni precedenti – è un passo fuori posto e che denuncia obiettivi forse personalistici diversi da quelli accettabili. In realtà non sono rimasta stupita – mi aspettavo qualche mossa da parte di Gori fin dallo scorso novembre – ma arrabbiata comunque sì.

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