5G, il Decreto Semplificazioni sospende le ordinanze dei Comuni

Non ci saranno quindi Comuni No 5G a priori, un duro colpo ai sindaci che avevano emanato ordinanze di interdizione sostenendo che troppo poco si sa ancora degli effetti negativi sulla salute umana.

Il Decreto Semplificazioni n.76/2020 pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 16 luglio 2020 esprime la chiara posizione da parte del Governo di agevolare la diffusione del 5G e vieta ai sindaci di intervenire con ordinanze di divieto. Per il Governo “le reti 5G costituiscono la futura colonna portante delle nostre economie e delle nostre società sempre più digitalizzate”.

Va anche osservato che alcuni Tar già sospendono le ordinanze anti 5G adottate dai Comuni, evidenziando che la valutazione sui rischi sanitari è di esclusiva competenza dell’Arpa, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale.

Un duro colpo ai sindaci (poco più di 500 Comuni) che avevano emanato ordinanze di interdizione sostenendo che si sa ancora troppo poco degli effetti negativi sulla salute umana.
Le ordinanze dei sindaci si basano sul principio di precauzione del Comitato Scientifico dell’Unione Europea e vietano le sperimentazioni o l’installazione di infrastrutture, nella maggior parte dei casi “in attesa della nuova classificazione della cancerogenesi annunciata dallo IARC (International Agency for Research on Cancer). Le ordinanze arrivano da piccoli centri e amministrazioni bipartisan, tra i quali ha fatto notizia quello di San Lazzaro di Savina (BO), scelto tra i comuni italiani di sperimentazione, con lo stop della sindaca neo-renziana Isabella Conti.

5G è il supporto indispensabile per “Internet delle cose”, quella fitta rete di apparati e sensori che dovrà accompagnare molte attività dell’uomo nei più svariati campi di applicazione, le città intelligenti con sensori disseminati ovunque e che comunicheranno in tempo reale qualunque dato utile. Traffico, sicurezza, illuminazione, gestione dei rifiuti, incidenti e calamità, anche telemedicina e pronto soccorso. E ancora la guida senza conducente, i trasporti di merci, la casa domotica, l’industria robotizzata e i suoi processi produttivi, l’agricoltura destinata a maggiore produzione (secondo la FAO il mondo avrà bisogno di produrre il 60-70% in più di cibo nel 2050 di quanto ne abbia necessità oggi). Ma c’è anche il timore del potere del “grande fratello” che controlla la vita dei suoi cittadini, a dispetto del diritto alla privacy che rischia di essere di facciata.


Due sono le grandi incognite del 5G.

1) La sicurezza dei dati sensibili contenuti nelle reti, su cui si è concentrata anche la UE. È di questi giorni la raccomandazione della Commissione sugli standard di sicurezza, chiedendo agli Stati membri che venga garantita la sovranità digitale dell’Europa con la diversificazione dei fornitori.
2) Il tema dei possibili effetti sulla salute.

Mentre la politica è più concentrata sui temi della cybersecurity, la sensibilità delle persone lo è maggiormente sui rischi per la salute e per l’ambiente e i più interessati e in ansia sono i cittadini che si trovano in prossimità delle antenne in sperimentazione.

Gli argomenti dei favorevoli sono, in sostanza, che nelle ricerche effettuate non ci sono evidenze certe di effetti diretti sulla salute e sull’ambiente, che da tempo sono già attive tecnologie 2G-3G-4G che hanno potenze di segnale più alte del 5G e che in Italia il limite di radiazioni ammesse per la sperimentazione è già più basso che in altri Paesi europei.
L’ISS Istituto Superiore di Sanità  getta acqua sul fuoco e sostiene che non ci sono correlazioni dirette tra tumori e uso delle tecnologie mobile, neppure con il 5G.
Però lo SCHEER (Comitato Scientifico sui rischi sanitari ambientali ed emergenti della Commissione Europea) finora ha mantenuto una linea di prudenza, ricordando che la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) da un lato include l’esposizione da radiofrequenze nel gruppo dei possibili cancerogeni, ma dall’altro dichiara che non c’è «una evidenza conclusiva che l’esposizione possa causare il cancro», segnalando che la ricerca ammette possibili riflessi sulla salute come perdita di memoria, disorientamento, mal di testa, insonnia, disturbi della fertilità, stress ossidativo e aumento dei radicali liberi, classificando il 5G come potenzialmente pericoloso.

Gli argomenti dei contrari  sono che la IARC ha classificato già dal 2011 le radiofrequenze come «possibile cancerogeno» e che il 5G rappresenta una novità assoluta perché non sono stati ancora condotti test sull’uomo.
Le infrastrutture di trasmissione del 5G saranno piccole nelle dimensioni ma potenti nell’emissione, soprattutto diffuse ovunque e in pratica non ci saranno zone escluse, neppure in aperta campagna o in alta montagna. Così il campo elettromagnetico sarà decuplicato nell’aria e passerà dagli attuali 6 V/m ad almeno 60 V/m.
L’AGCOM (Autorità Garante per le Comunicazioni) stima che a regime, in contesti urbani molto popolati, ci potranno essere  circa 1 milione di devices per chilometro quadrato, tra smartphone, tablet e altre tecnologie, con un livello di esposizione altissimo che si aggiungerà a quello già presente delle Stazioni Radio Base per telefonia mobile e Wi-Fi pubblici attivi, esponendo quindi la popolazione ad un’esposizione massiccia di inquinamento elettromagnetico.
Il fenomeno della elettrosensibilità varia da soggetto a soggetto. Coloro che sono ipersensibili ai campi elettromagnetici sono molto più a rischio degli altri e su questo fenomeno gli studiosi sono d’accordo.

Non è ipotizzabile al momento che si possa fermare una tecnologia su cui punta tutto il mondo e che ha portato nel 2018 nelle casse dello Stato un incasso record di oltre 6,5 miliardi di euro per l’asta delle frequenze vinta da Vodafone, TIM e Iliad.
Difficile quindi una moratoria sul 5G come chiedono in molti, visto che i programmi di sviluppo prevedono la copertura commerciale su tutto il territorio entro il 2022.

La IX Commissione della Camera ha già approvato i risultati di una indagine conoscitiva e tutti i partiti, senza alcuna esclusione, concordano sulla necessità di sviluppare il 5G, monitorando costantemente i campi elettromagnetici.

Anche la Grande Milano, dove la sperimentazione è in atto da più di un anno, non potrà permettersi di rimanere fuori partita. Ha dichiarato la consigliera delegata di Città metropolitana «Cerchiamo fare un’operazione in cui usiamo spazi esterni all’abitato, dove posizionare ripetitori e luci per armonizzare tecnologia ed esigenze del territorio. Non abbiamo obbligo di chiedere ai Comuni il permesso di posizionare antenne e ripetitori se le strade sono nostre. Cerchiamo sempre la strada della collaborazione, che però non deve sfociare nell’immobilismo».

Come è accaduto spesso nella storia dell’uomo le scoperte scientifiche trovano applicazione immediata mentre le conseguenze sull’uomo e sull’ambiente vengono misurate dopo qualche decina di anni.

Il futuro è green per tutti, ma non per tutti la definizione è identica e si ferma davanti al binomio “sviluppo-compatibiltà”, tanto più se la compatibilità con la salute diventa un possibile ostacolo.

La strada del 5G è aperta, ma la discussione non è chiusa e gli sviluppi futuri ci diranno di più.