Lombardia: il centrosinistra può vincere solo andando in direzione ostinata e contraria.

In Lombardia tanti disastri e un blocco di potere in crisi. Il centrosinistra per costruire l’alternativa deve andare in direzione ostinata e contraria rispetto al modello degli ultimi trent’anni.

Il momento nel quale si è capito che la credibilità della Giunta regionale lombarda era intaccata in modo irrevocabile è stato quando gran parte dei media main stream e la stampa liberale italiana, non trovando migliori argomenti a difesa dell’indifendibile, hanno iniziato a raccontare di un presunto “razzismo antilombardo” nei confronti della nostra regione. Si è arrivati, insomma, a ipotizzare l’esistenza di una nuova forma di discriminazione basata sull’odio nei confronti dei settentrionali, in particolare lombardi perché, a quanto pare, veneti e piemontesi sono ancora benvoluti dal resto d’Italia, per “coprire” politicamente il fallimento di oltre trent’anni di politiche e strategie sanitarie regionali.

Sono appunto trent’anni che in Lombardia si persegue un modello sanitario basato sull’eccellenza dei grandi poli ospedalieri, indiscutibilmente tra i migliori in Italia, e lo sviluppo della sanità privata a discapito della sanità territoriale e della vicinanza dei servizi alle esigenze del singolo. In Lombardia si ottengono prestazioni sanitarie di qualità molto alta, questo è un fatto noto. Ma è noto anche che per accedervi è molto, molto più efficiente passare attraverso la sanità privata e le prestazioni private a pagamento piuttosto che attraverso il SSN. Questo, in una fase di emergenza come quella che attraversiamo da oltre un anno, ha delle conseguenze che tutti abbiamo sperimentato: dall’impossibilità di ricevere assistenza domiciliare alla pressione insostenibile sui medici di base, lasciati in pochi e soli, sino al disastro della campagna vaccinale attraverso la piattaforma di ARIA (sempre Regione). A salvare i lombardi, paradossalmente, dopo trent’anni di privatizzazioni saranno le Poste.

Eppure, nonostante la sostituzione dell’impopolare Gallera con l’impopolare Moratti, e con il presidente Fontana che è il più impopolare tra gli impopolari, l’alternativa a questo blocco di potere non è chiara. Il Partito Democratico ha impostato l’opposizione soprattutto in chiave istituzionale, con molte iniziative ad esempio dei consiglieri regionali ma, complici le zone rosse e le misure di distanziamento, poche sono state le manifestazioni pubbliche e di piazza e non è chiaro quanto il proprio messaggio sia arrivato all’opinione pubblica. Il M5S, dal Governo, avrebbe potuto alzare maggiormente i toni contro la Regione, almeno fino a quando aveva in Giuseppe Conte il terminale a Palazzo Chigi. Non l’ha fatto, Conte non c’è più e il M5S in Lombardia rimane una forza politica secondaria. La sinistra esprime il Ministro della Salute, Roberto Speranza: anche lui, con uno spirito di responsabilità e collaborazione – a dire il vero poco valorizzato dai suoi detrattori – ha evitato lo scontro diretto con le regioni e con la Lombardia in particolare. Purtroppo non gli è stato ricambiato il favore, e il suo Ministero è stato per tutto l’anno il capro espiatorio delle mancanze della sanità regionale, insieme all’ex Commissario straordinario Arcuri.

Quindi, che fare? Il PD non ha una linea univoca: secondo Base Riformista, a dicembre del 2020 era necessario abbassare i toni e isolare gli esponenti del PD che chiedevano il commissariamento della Regione. Non si capisce perché un cittadino lombardo, magari furioso per i disservizi subiti sulla propria pelle, dovrebbe riconoscersi in una posizione come questa, ma tant’è. Del resto anche la linea del “fare meglio” delle ultime elezioni regionali non aveva pagato. Il PD ha un grande problema di consensi elettorali al di fuori dei maggiori centri urbani, ma è anche subalterno nell’approccio alla questione: dovrebbe coraggiosamente proporre per la Lombardia proprio quel modello che ha costruito nelle città e che si può riassumere, in estrema sintesi, nella capillarità ed efficienza dei servizi pubblici, nello sviluppo di un tessuto sociale vivo e attivo e nell’investimento sul trasporto pubblico locale. Che significherebbe muoversi in direzione ostinata e contraria rispetto al “modello lombardo” che ha trasformato i diritti – come quello alla salute – in privilegi, che ha ridotto il trasporto pubblico a un disastro (e Trenord è ormai sinonimo di inefficienza) e che non si può sconfiggere ponendosi sullo stesso piano della destra, cercando di parlare solo ed esclusivamente ad una classe di piccoli e medi imprenditori che, per quanto importantissima, non riassume in sé le uniche esigenze della nostra regione.