Forme di tassazione: perché dobbiamo intervenire sulle eredità

L’uomo nella foto è Felice Riva. Fu presidente del Milan e star della mondanità in Versilia negli anni ’60. Purtroppo, fu anche proprietario del cotonificio Vallesusa, ereditato a 25 anni, e lo fece fallire. Quasi 9000 dipendenti si trovarono senza lavoro, lui nel 1969 scappò in Libano con un bel malloppo, mai estradato nonostante la condanna a sei anni di carcere per bancarotta fraudolenta

Direte che ho fatto un caso estremo  – ma guardiamo in generale: qualche mese fa uno studio ha dimostrato che a Firenze le famiglie ricche di oggi sono circa le stesse che lo erano nel 1400 : sarà perché solo in quelle famiglie sono nati giovani “meritevoli”?

L’eredità aiuta chiunque a “star bene” (più o meno, a seconda delle dimensioni) in ogni caso, senza dover valere nulla in proprio: è chiaro che non c’è nessun diritto “naturale” degli eredi a riceverla. Per questo il ferreo liberista Einaudi scriveva: “più che tanti piani e tanti discorsi sul latifondo e sulla proprietà oziosa, giova a debellare l’uno e l’altra una buona imposta successoria, la quale costringa i proprietari a lavorare, se non vogliono andare in rovina”.

Riporto in tabella, alcuni dati relativi alla tassazione delle successioni ai figli (caso più comune) in alcuni paesi d’Europa:

 Percentuale di tassaLimite inferiore per pagare (franchigia)Contributo alle entrate dello Stato
Italia4%1.000.000 euro0,11% – 850 mln
GermaniaDal 7 al 30%400.000 euro0,52% – 7 mld
Inghilterra40%380.000 euro (550.000 se prima casa) 
FranciaDal 5 al 45%100.000 euro1,38% – 14 mld
SpagnaDal 5 al 45%16.000 euro 
Media OCSE  0,53%

Un recente rapporto OCSE raccomanda di alzare il livello di questa tassa (cito dal Guardian): “La tassazione delle successioni può svolgere un ruolo particolarmente importante nel contesto attuale. La disuguaglianza nella ricchezza è elevata ed è aumentata in alcuni paesi negli ultimi decenni Le eredità sono anche distribuite in modo diseguale tra le famiglie, ed è probabile che crescano in valore (se le tendenze dei prezzi delle attività continuano) e in numero (con l’invecchiamento della generazione del baby boom). La crisi del Covid-19 metterà i paesi sotto maggiore pressione per aumentare le entrate aggiuntive e affrontare le disuguaglianze, che si sono aggravate dall’inizio della pandemia “.

Ce ne sarebbe abbastanza per intervenire subito. A molti questo non piace e, non potendo aggrapparsi ai “diritti degli eredi”, avanzano altre obbiezioni:

  • Si deve ridurre la tassazione, non aumentarla (anche nella forma demagogica: “è il momento di dare, non di prendere”). È facile rispondere che basta alzare le tasse sulle successioni e nello stesso tempo abbassare le tasse sul lavoro.
  • I grandi patrimoni riuscirebbero a sfuggire alla tassazione, con sofisticate manovre di elusione internazionale. Giusto. Il contrasto al dumping fiscale e manovre simili dovrebbe essere una priorità in Europa, parliamone sinceramente. Ma il fatto che io non riesca ad impedire tutte le elusioni ed evasioni non può trattenermi dal raccogliere almeno quell’80% che si potrà raccogliere
  • Devo avere il diritto di lasciare i miei soldi a chi voglio (non diritto degli eredi, cioè, ma “diritto del testatore”). Nessuno propone di requisire tutti i beni del defunto a favore dello Stato, ma la Costituzione dice (art.42): “La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”. Mi pare che destinare un decimo delle trasmissioni ereditarie ad un scopo di valore sociale rientri perfettamente in questo concetto.

La tassazione sull’eredità è impopolare, anche fra coloro da questa riforma avrebbero solo da guadagnare. Occorre una presa di posizione aperta e sincera dalla politica, dal governo, per spiegare al 99% degli italiani quali sono i loro interessi, con gli argomenti banali qui esposti. Ma su chi si agita scompostamente per mantenere tutto com’è, non abbiate dubbi: sono feroci conservatori. “Tutto com’è, per me va benissimo così”. Anzi, va benissimo così fin dal 1400.