La vera sfida del PNRR è l’autonomia perduta dei Comuni italiani

Limitati nell’autonomia fiscale e sfiduciati dall’astensionismo, i sindaci e i Comuni si trovano alla sfida del PNRR. Un’occasione non solo per lo sviluppo dei territori, ma per riaprire la partita delle autonomie locali.

Grazie al PNRR si è tornati, seppure marginalmente, a discutere di un tema che negli ultimi anni è stato accantonato: quello dell’autonomia dei Comuni italiani. Dal 2011 ad oggi i Comuni hanno subito un processo di forte accentramento statale: l’austerità e i vincoli di bilancio, il blocco delle assunzioni (solo parzialmente superato) e lo svuotamento dell’autonomia finanziaria tramite un fortissimo ridimensionamento della portata della tassazione locale, basti pensare che ancora oggi la quota che era determinata dalla riscossione dell’IMU è quasi interamente dipendente dall’entità di trasferimenti statali. Un progetto politico, quello della compressione delle autonomie del governo locale, che non ha conosciuto sostanziali differenze tra un governo e l’altro.

L’Articolo 5 della Costituzione recita: “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.” Ad oggi questo assunto costituzionale è in parte disatteso, limitando così la possibilità per i Comuni di essere veramente protagonisti di processi di sviluppo sociale ed economico sui territori. Il PNRR da questo punto di vista è una sfida, ma anche un’occasione già in parte mancata: nella definizione delle priorità e delle modalità di attuazione, solo il protagonismo personale dei sindaci ha potuto in qualche misura incidere sul destino di questo vasto piano di sviluppo. In un primo momento ANCI era persino stata esclusa dalla cabina di regia del PNRR, e solo dopo accese proteste il Governo ha provveduto a coinvolgere l’associazione che rappresenta tutti i Comuni italiani al tavolo che ha il compito di coordinare e monitorare gli investimenti effettuati con le risorse del PNRR.

Abbiamo discusso molto, in questi anni, dell’inadeguatezza delle Città Metropolitane per come siano state concepite e per il deficit democratico che le caratterizza. Così come abbiamo messo a fuoco i limiti delle Province riformate e in ampia parte limitate nell’esercizio di funzioni che sono decisive per il governo dei territori. E se, anche durante la pandemia, abbiamo constatato invece quanta autonomia abbiano le Regioni -purtroppo, in alcuni casi, usata molto malamente- non possiamo fare a meno ora di riaprire una discussione sul ruolo dei Comuni. L’astensionismo mai così alto registrato alle ultime elezioni comunali non può essere soltanto un giudizio dei cittadini nei confronti delle classi politiche locali: è certamente anche un atto di sfiducia nei confronti dell’amministrazione in sé e dei suoi limiti oggettivi nel rispondere alle esigenze delle persone. Dovremmo ripartire da questa emergenza democratica -perché tale è- e riaprire la discussione sull’assetto dei poteri in Italia.