Perché esiste Contropiede

Liberté, egalité, fraternité: i principi dell’ ’89 sostenevano i francesi nel realizzare la repubblica ma negli stessi anni davano la visione di un mondo nuovo, oltre le patrie, a grandi anime che francesi non erano, Goethe e Foscolo e le nobili giacobine di Napoli.

Da allora, abbiamo imparato che le libertà non sono solo le “libertà di” (pensiero, parola, voto …) ma devono essere anche “libertà da” (miseria, malattia, ignoranza…). Oggi diremmo che la lotta per i diritti civili deve stare insieme alla lotta per i diritti sociali: l’eguaglianza dei diritti degli uomini è un principio, ma sappiamo che si deve combattere la diseguaglianza con leggi e azioni positive per avere davvero “l’eguaglianza delle opportunità”, dato che “i punti di partenza” da cui, nascendo, ci si affaccia alla società sono ben diversi.

Anche il concetto di fraternità va precisato. E’ fin troppo facile sentirsi solidali con la propria comunità, il paesino, il quartiere, “prima gli italiani”. Noi invece siamo orgogliosi di essere “buonisti” cioè di avere simpatia per tutte le persone in difficoltà, simili o diverse da noi che esse siano. Il nostro “buonismo” preferiamo chiamarlo senso di giustizia e di umanità: per questo non abbiamo simpatia per quelli che determinano i mali del mondo oppure su questi mali costruiscono rendite, economiche  o politiche. Così, oggi “fraternité” significa solidarietà.

Libertà, eguaglianza, solidarietà: sono tre pilastri che troviamo nella nostra Costituzione, sulla base di due grandi fatti storici, l’antifascismo e la scelta repubblicana. E’ il patrimonio del Novecento che vorremmo comune a tutti. Diversi possono essere gli strumenti da utilizzare, le strade da percorrere, le culture che ispirano l’azione: questo è lo spazio della  politica, in cui destra, sinistra, centro competono anche aspramente ma riconoscendosi in un terreno comune, la discriminante democratica.

Il gruppo di Contropiede, persone di sinistra con storie e appartenenze diverse, fa una scelta in più. Si può fare politica per affermare le proprie convinzioni, più che per realizzarle effettivamente, preservandole da errori, sbavature e/o omissioni: è la “sinistra di testimonianza”. Ne abbiamo considerazione e rispetto, ma noi vogliamo agire perché la realtà si avvicini concretamente ai nostri valori, di poco o di tanto, ma sempre di qualcosa. Per questo ci definiamo “sinistra di governo”. Siamo oggi all’opposizione ma non rinunciamo, anzi, a proporre programmi ed obbiettivi possibili.

La sinistra di governo oggi sta male e sarà una crisi non breve, perché non è soltanto il risultato di una elezione politica ma di un lungo periodo di offuscamento delle ragioni fondative, delle strategie, delle politiche concrete e del contesto nazionale e globale. La crisi economica e i suoi effetti sociali, il degrado ambientale, la rivoluzione tecnologica, la inefficacia degli Stati nazionali combinata con l’ansimare delle istituzioni sovranazionali: tutto richiama alla necessità di pensieri lunghi, ma che non possono che essere laterali ed eccentrici rispetto alla ripetizione del pensiero dominante che ci ha portato fin qui.

Vogliamo contribuire al ridisegno di una sinistra adeguata ai compiti di oggi, per i quali nessuno dei contenitori o degli strumenti esistenti ci sembra, con tutto il rispetto, all’altezza. La domanda è soltanto “cosa vogliamo fare domani”, non rinfacciando scelte e magari errori del passato ma certo discutendo criticamente i punti di partenza delle crisi multiple che stiamo vivendo, nei contenuti e nelle responsabilità. Approfondire i concetti, scavare nei problemi, preparare le armi politiche per i prossimi anni è quanto serve. Una squadra schiacciata nella propria area di rigore da avversari aggressivi non deve limitarsi alla difesa: se ha l’intelligenza tattica e la determinazione necessarie, saprà vincere la partita, andando a segnare in “Contropiede”.

Noi questo vogliamo fare.  Siamo serenamente fiduciosi nel futuro; come dicevano i nostri predecessori del primo novecento, “la nostra idea non muore”.