Le scuole aperte di Patrizio Bianchi

Evitare la DDI. Una complicazione per tutta la comunità scolastica. Non ci stupiremmo se alla fine chiedessero alle scuole di fare anche i tamponi: l’esempio della scuola secondaria

Dopo le feste di Natale, nonostante la crescita dei contaggi, gli alunni sono tornati sui banchi di scuola. Una Scelta coraggiosa per il ministro Bianchi non priva di complicazioni per tutta la comunità scolastica. La gestione dei casi positivi per le scuole non è cosa da poco. 

Il problema complesso è stato affrontato dalle ASL, in ritardo già dopo la riapertura, in riunioni provinciali con i dirigenti scolastici per chiarire regole e misure  da adottare.

Gli interventi sono diversi a seconda dell’ordine e grado della scuola ma tendenzialmente la finalità è quella di mantenere le aule aperte finché possibile ricorrendo alla DDI ( Didattica Digitale Integrata) solo nei casi inevitabili. La didattica a distanza lo scorso anno è costata molto  in termini di socialità ed apprendimento. Ha acuito le disuguaglianze economiche e sociali tra gli alunni creando delle sacche di isolamento che hanno pesato anche  in termini di abbandono scolastico. Ma le misure prese per ridurre il ricorso alla DDI pesano tutte sulle scuole…

Facciamo l’esempio della scuola secondaria (scuole medie e scuole superiori). 

In presenza di un caso di positività, gli allievi  della classe, terranno attività didattiche in presenza con obbligo di indossare mascherine  di tipo FFP2 per almeno 10 giorni. E’ raccomandato anche non consumare pasti a scuola a meno che non possa essere mantenuta una distanza interpersonale di almeno due metri. Ma nelle scuole con molti alunni,  che non hanno locali mensa sufficientemente grandi da consentire un distanziamento di 2 metri tra gli alunni, il pasto deve essere consumato a casa con  evidenti problemi organizzativi per le  famiglie. Al personale scolastico che ha svolto attività in presenza nella classe del caso positivo per almeno 4 ore, anche non continuative, nelle 48 ore precedenti l’insorgenza del caso, si applica la misura sanitaria dell’auto-sorveglianza. 

In presenza di due casi positivi nella classe, le misure previste sono differenziate in funzione dello stato vaccinale.

Per gli alunni che non abbiano concluso il ciclo vaccinale primario o che lo abbiano concluso da più di centoventi giorni o che siano guariti da più di centoventi giorni e ai quali non sia stata somministrata la dose di richiamo, è sospesa l’attività in presenza della classe e  si applica la DDI per la durata di dieci giorni. I due alunni saranno sottoposti a quarantena della durata di 10 giorni con test di uscita, tampone molecolare o antigenico, con risultato negativo.

Per gli alunni che  abbiano concluso il ciclo vaccinale primario, o che siano guariti, da meno di centoventi giorni e per coloro ai quali sia stata successivamente somministrata la dose di richiamo, la classe potrà fare didattica in presenza con l’obbligo di indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo FFP2 per almeno 10 giorni. Non si potranno  consumare pasti a scuola a meno che non possa essere mantenuta una distanza interpersonale di almeno due metri. In questi casi, i requisiti per poter frequentare in presenza, seppur in regime di auto – sorveglianza, devono essere dimostrati e controllati dalla scuola che viene  abilitata (perché si tratta di dati sensibili protetti da privacy) a prendere conoscenza dello stato vaccinale degli studenti.

Al personale che ha svolto attività in presenza nella classe dei casi positivi per almeno 4 ore, anche non continuative, nelle 48 ore precedenti l’insorgenza del primo caso, si applicano le disposizioni ministeriali per alto rischio di esposizione

In presenza di almeno tre casi di positività nella classe, è sospesa l’attività in presenza e si applica la didattica a distanza per la durata di dieci giorni. 

Per il personale che ha svolto attività in presenza nella classe dei casi positivi il Ministero della Sanità da le stesse indicazioni  previste per i due casi positivi per classe. 

Alla fine chi ha letto senza distrarsi neanche un momento ha capito che il complesso meccanismo funziona solo se i positivi per classe sono uno,  massimo 2 ma gli alunni in presenza devono essere  vaccinati con 2 dosi o essere entro i 4 mesi dalla guarigione dall’infezione. Negli altri casi, i più visto che il numero dei contagiati è alto ed i bambini vaccinati sono ancora pochi,  la didattica in presenza è sospesa e le scuole restano aperte con i docenti in presenza e le aule semivuote.

Le scuole che fino ad ora hanno controllato i green pass al personale, la temperatura agli alunni,  applicato le misure di prevenzione pandemica che comprende l’igenizzazione e l’aerazione dei locali,  con le stesse ore di lezione/lavoro  e lo stesso organico, deve provvedere ora a questi ulteriori controlli  rischiando, avviluppata nella burocrazia,  di restare schiacciata tra comunicazioni alle ASL ed alle famiglie.

Si apprezza molto il tentativo del professore Bianchi di NON chiudere le scuole ma lo schema è in molti casi inefficace perché la  situazione non è così positiva  come lui sperava. In più è stato sottovalutato il rischio di perdita di identità di un’istituzione  vocata all’insegnamento per la formazione e la cultura delle future generazioni. Non ci stupiremmo se alla fine alle scuole chiedessero di fare anche i tamponi!