Questioni di parole: Genocidio, Brigata Ebraica e Resistenza

“Chi parla male, pensa male, e vive male” (Moretti, Palombella Rossa). Equivoci, imprecisioni e anche distorsioni, purtroppo, abbondano nel discorso pubblico in questi mesi molto difficili. Non favoriscono la comprensione reciproca e non avvicinano la pace. Cerchiamo di portare qualche elemento di chiarezza.

La guerra: non perdiamo il ricordo, non disperdiamo le lezioni apprese

Le generazioni nate nel dopoguerra in Europa non hanno conosciuto la guerra sulla loro pelle ma solamente dai racconti di nonni e genitori, dai libri e dai film. E qui sorge un primo problema: oggi non ci sono più nonni o genitori che la raccontino e lo studio della storia non è certo in cima alle urgenze dei giovani. Un contributo di Maurizio Leva, circolo PD di Buccinasco

Cooperare, non boicottare, per costruire la pace

Indignazione e ripulsa sono reazioni che vengono dal profondo delle convinzioni etiche prima ancora che politiche.
Ma rinunciare agli strumenti della cooperazione vuol dire rinunciare a costruire un mondo migliore e non si può fare a meno di porte aperte nella cultura, nello sport, nella ricerca, nelle università.

Rispettare i valori dello spirito europeo, col dovuto rigore

Molti si dichiarano difensori della nostra identità e delle nostre tradizioni, lo gridano salendo su tutti i palchi e invadendo tutti i media e tutti i social, chiedendo che si espongano ovunque i simboli della nostra religione. Non è cosa da trascurare come irrilevante, né basta indulgere al fastidio istintivo che queste grida scomposte ci provocano.

Urbanistica “olistica”

Laddove il sostantivo “Urbanistica” si traduce in urban planning, cioè nell’azione positiva intesa a organizzare, coordinare, pianificare … insomma, a fare, etc.: e non si limita certo alla fase di pura e semplice scienza, statistica, censimento, ricognizione, valutazione economica o estetica della città. L’Urbanistica rappresenta visivamente l’identità stessa di una città: la sua ragione d’essere.