Il Ministero della Difesa, il 2% ed il ministro Crosetto

Dobbiamo vigilare contro l’acquisizione di un’ingiustificata influenza da parte del complesso militare-industriale, sia palese che occulta. … Soltanto un popolo di cittadini allerta e consapevole può̀ trovare un adeguato compromesso tra l’enorme macchina industriale e militare di difesa e i nostri metodi e fini pacifici. … D.D Eisenhower, Presidente USA. 1961

Al nostro Ministero della Difesa fanno capo due fondamentali funzioni: la sicurezza del territorio (concretamente, i Carabinieri) che pesa sul bilancio dello Stato per 7,2 miliardi di € e la difesa in senso stretto, 18,1 miliardi[1]. Il SIPRI, database di riferimento per le spese militari[2], dichiara per il 2021, per la sola difesa, una incidenza dell’ 1,5% sul PIL E’ tanto? E’ poco? C’è chi spende di più (Turchia 2,1%) e chi di meno (Svezia e Germania 1,3%, Svizzera 0,7%).

Ma i nostri militari non si accontentano, vogliono assecondare le pretese degli americani che chiedono agli alleati di portare le spese per la difesa almeno al 2% del PIL. In effetti gli Stati Uniti hanno l’esigenza di contenere un po’ le proprie enormi spese in questo campo. Ma la voracità del “complesso militare-industriale” non è facile da contenere, e allora cosa c’è di meglio che scaricarne una parte sugli “alleati subordinati”? nel 2014 il governo Renzi si impegnò ad allinearsi all’obiettivo dell’organizzazione atlantica entro il 2024. Ma, all’epoca, la promessa non fu ratificata dal Parlamento.

Ad oggi, solo 10 dei 30 paesi dell’alleanza hanno raggiunto la soglia. Però quest’inverno Blinken è tornato ad esigere il rispetto degli impegni ed il ministro italiano ed il suo partito di riferimento sono stati pronti ad inchinarsi.

Dei miliardi in più cosa vogliono fare i nostri generali?[3] Cito da MIL.€X osservatorio sulle spese militari italiane: “Cinque programmi (scudo antimissile, armamento droni Predator, elicotteri Carabinieri, sistemi di ricognizione aerea, razzi anticarro) per una spesa complessiva pluriennale di quasi un miliardo sono stati presentati al Parlamento il 26 luglio (a camere sciolte) e approvati velocemente (ed all’unanimità) dalle Commissioni Difesa di Senato e Camera rispettivamente il 2 e 3 agosto.

Altri sei programmi (nuovi pattugliatori e cacciamine della Marina, ammodernamento degli elicotteri per la Marina, missili antiaerei, ammodernamento di cacciatorpedinieri per la Marina e carri armati per l’Esercito) per una spesa complessiva pluriennale di oltre 6 miliardi sono stati presentati dal Ministero tra il 3 e il 10 agosto e calendarizzati per l’esame in commissione Difesa della Camera a partire dall’8 settembre” e poi ce ne sono altri, residui 2021, aggiunte, ecc.  Voi certamente preferite armare i droni Predator piuttosto che fare manutenzione alle scuole, non è vero? Però ci piacerebbe che sulla materia si interrogassero i cittadini con un referendum, come intende fare la Danimarca.

Il ministero, formalmente, si chiamerebbe “della Difesa” fin dal 1947  – ma vi lascio valutare se davvero merita il suo nome o invece sarebbe meno ipocrita chiamarlo col suo nome ottocentesco: Ministero della Guerra. Del resto, chi era il ministro delle Difesa, quest’estate? Guerini. Di quale partito? PD. Se ho sempre detto che in questo campo diamo il peggio di noi stessi, qualche ragione la ho.

Oggi però non c’è più Guerini, al ministero, è arrivato il centrodestra con Crosetto.

Crosetto, figlio di industriali, ha detto di essere laureato in economia, purtroppo era una bugia. Democristiano, poi Forza Italia nelle varie trasformazioni fino al 2012. Parlamentare dal 2001, duramente contrario alle politiche economiche di Tremonti e al rigorismo della BCE. Sottosegretario alla Difesa dal 2008 al 2011, indubbiamente conosce i temi del dicastero.

A fine 2012 con Meloni e La Russa fa nascere Fratelli d’Italia ma per i primi anni le scarse fortune elettorali del partito lo tengono fuori dal parlamento. Ne approfitta per diventare Presidente della Associazione delle industrie aerospaziali e della Difesa e Senior advisor di Leonardo. Torna brevemente in Parlamento nel 2018 ma poi sceglie di privilegiare i suoi ruoli nel management, andando a presiedere Orizzonte sistemi navali, industria di armamenti di tecnologia avanzata. Fonda e partecipa in una serie di piccole iniziative, tra le quali una di lobbying, ma, con correttezza, le avvia tutte alla liquidazione entrando al ministero.

Ce lo meritiamo. A forza di mettere in posizioni importanti nelle imprese di armi i nostri Recchia, Latorre, Minniti, il molto anziano Violante e perfino il De Gennaro della scuola Diaz, oggi ci ritroviamo al ministero un Crosetto già produttore e lobbista di armi. E non possiamo nemmeno scandalizzarci.


[1] https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/01300367.pdf 

[2] https://milex.sipri.org/sipri

[3] https://www.milex.org/2022/09/08/corsa-al-riarmo-a-camere-sciolte-per-oltre-12e5-miliardi-di-euro/