Fiscalità generale vuol dire diritti effettivi, il resto è propaganda interessata

C’è un rapporto stretto tra i diritti fondamentali e il fisco, anzi, questo è il modo giusto di mettere in relazione il fisco con la democrazia. E per questo chi evade colpisce non solo tutti ma proprio anche il sistema democratico.

Pubblichiamo il quarto contributo di Angelo Vitali.

Nei contributi recentemente pubblicati su contropiede ho cercato di illustrare l’importanza del movimento dei lavoratori e la grande idea di inserire nella fiscalità generale tutti quei temi di diritti e doveri per arrivare ad una sempre più completa attuazione del valore della solidarietà e della eguaglianza.

In Italia la fiscalità generale viene complessivamente espressa con diverse tipologie di entrate. Le imposte indirette (applicate a tutti i contribuenti in maniera eguale) e dirette (applicate ai contribuenti in maniera progressiva e quindi legate al reddito) sono principalmente, se non esclusivamente, legate alle prestazioni/servizi generali. Secondo le proiezioni legate alla tipologia di reddito proposte dalla agenzia delle entrate la suddivisione della “cifra” incassata come fiscalità generale vede la presenza di almeno 12 voci (alcune di queste anche sovrapponibili come protezione dell’ambiente e gestione del territorio) per la loro ripartizione.

Esistono poi altre entrate. I contributi assistenziali e previdenziali che servono al riconoscimento di un reddito futuro a chi è in pensione (in realtà vengono estese a diverse tipologie di interventi). Le cosiddette tasse in qualche maniera legate ad un servizio che dovrebbe essere realizzato/utilizzato. E poi il grande capitolo delle multe e sanzioni, legate alle infrazioni che vengono commesse.

Per me risulta chiaro che tutte queste entrate devono essere riviste. Non tanto, e non solo, per essere abbassate quanto per indicare anche nuove priorità dell’agire quotidiano. Quindi anche una semplificazione, o magari una miglior definizione, della ripartizione delle entrate nella fiscalità generale: ad esempio, il tema dell’ambiente non può più essere lasciato con interventi spot – magari anche importanti – ma deve essere inserito stabilmente nella fiscalità generale. E per ambiente non intendo solamente, che so, la “piantumazione di nuovi alberi” ma tutta la gestione del territorio (ed anche, di conseguenza, la cura dei nostri luoghi storici), della gestione del clima (a proposito: quanti hanno preso sul serio che nella ricca pianura padana alcune previsioni scientifiche ritengono che fra 50/60 anni potrebbe non esserci più abbastanza acqua?). E si potrebbe continuare

Ma insieme a questi temi occorre capire come “recuperare” l’enorme” evasione fiscale italiana (ed europea). Su questo tema il professor Vincenzo Visco, ministro delle finanze a metà degli anni 2000, ha puntato molto con l’inserimento della tecnologia per almeno individuare alcune sacche di elusione/evasione, tanto che attualmente l’agenzia delle entrate sta sperimentando l’invio di dichiarazioni annuali iva precompilate (così come sta già facendo per le dichiarazioni precompilate dei redditi personali). Continuare su questo percorso diventa indispensabile.

Ma ritengo che il problema sia culturale. Se tutti noi capiamo che “dandoci” una mano a vicenda alcuni problemi possono essere affrontati potremmo affrontare meglio un problema che attanaglia l’Italia, ma non solo il nostro paese: le organizzazioni criminali e la corruzione. Sistemi che in qualche maniera si intersecano. Come anche le ultime vicende non solo italiane dimostrano. E qui chi fa politica ha enormi responsabilità.