Joe Biden ha un vantaggio enorme su Trump nei sondaggi. Basterà per vincere?

Joe Biden, a tre mesi dal voto, guida i sondaggi nazionali con 15 punti di scarto su Trump e in tutti gli stati chiave. Persino in alcuni stati storicamente repubblicani come Texas e Arizona la partita è aperta. Basterà ai democratici per vincere a novembre o stiamo vedendo lo stesso film – horror – di quattro anni fa?

Un sondaggio-bomba della Quinnipiac University ha fatto esplodere il dibattito politico negli USA questa settimana, dando a Joe Biden un vantaggio nettissimo sul presidente Trump: 52% a 37% a livello nazionale, addirittura 15 punti di margine.

Biden non aveva mai registrato un vantaggio così ampio nel corso del 2020, e questa è una delle ragioni per cui il sondaggio ha attirato molta attenzione mediatica. Anche i sondaggisti di alta qualità come Quinnipiac (che utilizza il gold standard della metodologia di polling ed è stato storicamente molto accurato) a volte producono valori anomali, ma è chiaro che un dato come questo cambierebbe completamente le prospettive per novembre.

In realtà, nel corso dell’ultima settimana, questo non è stato l’unico caso di valori anomali, in entrambe le direzioni.  C’è stato sì il sondaggio di Quinnipiac, che sembra troppo bello per essere vero per i democratici, ma c’è anche un sondaggio CBS News / YouGov con Biden e Trump appaiati in Arizona – e questa è una buona notizia per Trump, nonostante l’Arizona voti repubblicano da decenni, visto il vantaggio di Biden nella maggior parte degli altri sondaggi sul medesimo stato.

A parte queste anomalie, la maggior parte dei dati sui sondaggi di queste ultime settimane raccontano la stessa storia: Biden guida a livello nazionale di circa 8-11 punti percentuali tra gli elettori registrati. Un sondaggio Yahoo News / YouGov ha dato a Biden un vantaggio di 8 punti.  Un sondaggio Reuters / Ipsos lo pone in testa di 10. L’Economist / YouGov di 9. Un sondaggio della NBC / Wall Street Journal di 11. Per Morning Consult Biden ha 8 punti di distacco.

Anche scendendo sul piano statale, che è poi l’unico parametro decisivo per conoscere il vincitore delle elezioni di novembre, un altro sondaggio CBS News / YouGov ha dato a Biden un vantaggio di 6 punti in Florida.  Un altro sondaggio in Arizona, di OH Predictive Insights, indica in 5 punti il vantaggio del democratico. E infine, la Monmouth University, sondaggista di alta qualità, ha rilasciato un sondaggio che vede Biden in vantaggio di 10 punti in Pennsylvania secondo una previsione di alta affluenza alle urne e in avanti di 7 punti in base a un modello di bassa affluenza.

Se questi sondaggi fossero corretti, Biden vincerebbe le elezioni con 368 grandi elettori, mentre Trump si fermerebbe a 170. Molto solido appare il vantaggio anche nella Rust Belt che aveva consegnato la presidenza a Trump nel 2016, voltando le spalle a Hillary Clinton dopo decenni di voto ai democratici (Michigan, Pennsylvania, Wisconsin).

Le proteste di Black Lives Matter e la gestione della pandemia da parte di Trump – che sta dominando i titoli di giornale ed è il vero nodo su cui si focalizza l’opinione pubblica in particolare in alcuni stati chiave del sud come la Florida dove i dati del contagio appaiono sempre più critici – non hanno migliorato la reputazione del Presidente agli occhi degli americani.  Tuttavia, le Conventions dei partiti iniziano tra un mese e probabilmente possiamo aspettarci che le schermaglie politiche si sposteranno su più piani rispetto a quello della gestione sanitaria.

E, naturalmente, gli sviluppi della crisi del coronavirus – o qualche altra notizia di attualità che non possiamo ancora prevedere, ad esempio uno scandalo – potrebbero indurre gli elettori a vedere i candidati sotto una luce diversa. Mentre l’attuale vantaggio di Biden è abbastanza robusto da resistere anche a un grave errore nella campionatura dei sondaggi, in tre mesi e mezzo può ancora succedere di tutto, e sicuramente Trump non rinuncerà ad usare qualsiasi mezzo pur di salvare la sua presidenza. Ad esempio, come adombrato dal Guardian, la distribuzione territoriale dei seggi negli stati chiave, quasi tutti governati dai Repubblicani, è uno strumento con cui limitare la partecipazione al voto nelle roccaforti democratiche. La campagna elettorale è appena iniziata.